Leonardo da Vinci, supereroe umano
Postato da Marcello Bertinetti ilLeonardo da Vinci: pittore, inventore, studioso di anatomia, filosofo, barzellettiere, botanico, paleontologo, ingegnere. Un superuomo, non c’è che dire. C’è altro da aggiungere? Sì: nonostante l’incredibile ampiezza dei suoi interessi, benché fosse avanti di due secoli rispetto ai contemporanei in molti campi delle sue ricerche, era un uomo normale, con passioni e storie quotidiane di fallimenti. Un po’ Clark Kent e Superman, un po’ Bruce Wayne e Batman. Per il tipo di attrazione verso la scienza sperimentale applicata e i tormenti interiori, forse più Tony Stark e Iron Man. Come i supereroi delle saghe Marvel e DC, Leonardo - genio a 360 gradi - ha dovuto fare i conti con debolezze e sbagli che, anziché sottrarre qualcosa, hanno aggiunto nuove dimensioni, mostrandone il lato più umano.
Prendiamo i dispositivi da guerra proposti a Ludovico il Moro e agli altri signori italiani: nuovi tipi di polvere da sparo, macchine da volo, sottomarini, bombarde trasportabili, paracadute… tutta roba che da Vinci sperimentava in prima persona, facendone modelli in scala e organizzando esibizioni di grande successo. La maggior parte di questi progetti era così innovativa che non era realizzabile con gli strumenti dell’epoca ma poi sarebbe stata d’ispirazione alla tecnologia dei secoli successivi. Alcuni però contenevano errori concettuali: il suo carro armato, ad esempio, aveva ruote vincolate due a due allo stesso albero di trasmissione e non avrebbe mai potuto funzionare.
Inventore fuori dalla norma, senza dubbio, ma anche uomo capace di clamorosi svarioni. Come quello che commise al servizio del gonfaloniere Soderlini, nel 1503, quando gli furono affidate le opere di deviazione dell’Arno (a fini militare, durante la guerra tra Firenze e Pisa): il progetto, costato migliaia di fiorini, fallì miseramente a causa di calcoli sbagliati (e di una certa impazienza da parte dei fiorentini).
Anche il Leonardo studioso del corpo umano ebbe intuizioni straordinarie e sviste sorprendenti. Come quella volta che comprese che il cuore era un muscolo, “potentissimo sopra li altri muscoli”. Ma non ebbe la capacità di andare oltre e capire la vera funzione dell’organo: così, continuò a credere - come gran parte dei contemporanei - che il cuore serviva a dare calore al corpo: “Il caldo si genera per il moto del core… quando il cor più veloce si move, il caldo più multiplica”…
Su Leonardo grande pittore non c’è nulla da aggiungere che non sia stato detto: parlano per lui la Gioconda, la Vergine delle Rocce, la Dama con l’ermellino e le decine di opere enigmatiche e originali disseminate nei musei di tutto il mondo. Vale però la pena di fermarsi un attimo sull’Ultima Cena: è uno dei suoi dipinti più famosi, ma è anche il punto d’incontro del supereroe e dell’uomo normale. Da scienziato innovatore, Leonardo cercò di migliorare il vecchio affresco, usando una tecnica mista di tempera e olio su due strati di intonaco: il metodo rallentava l’asciugatura e permetteva di giocare con colori e trasparenze esattamente come su tavola. Ma da uomo comune non comprese che l’ambiente umido del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie non si prestava all’esperimento. Così, già pochi anni dopo, il capolavoro era compromesso e lo stesso Leonardo dovette ammettere, con la coda tra le gambe, di aver sbagliato. Ma siccome era umano anche nel perseverare, pochi anni dopo commise lo stesso errore nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze: usò la tecnica sbagliata e così la Battaglia di Anghieri, anziché brillare sulla parete, è oggi visibile solo grazie alle copie fatte da artisti successivi - come Rubens - sulla base del cartone originale di prova.
Per la serie: anche i supereroi sbagliano.
I disegni che accompagnano questo articolo sono di Tamypu e sono tratti dal libro Io sono Leonardo da Vinci di Enrico Lavagno, in cui il grande genio si racconta in prima persona con il semplice linguaggio dei bambini e rivela tutta la sua umanità. A questo indirizzo è possibile vedere l'intervista che Diana Bertinetti ha fatto a Enrico Lavagno.