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Atlante e le fatiche di Mercatore

Postato da Alberto Bertolazzi il
Atlante e le fatiche di Mercatore

Il castello di Rupelmonde era tetro e austero. Guardandolo da lontano suscitava un brivido di timore, ma vederlo dall'interno equivaleva a scrutare un mostro dalle sue viscere. Gerhard cercava di non pensarci: sapeva di avere molti amici importanti nella città fiamminga, e tutti stavano dandosi da fare per tirarlo fuori da quelle segrete, dove l'avevano sbattuto per presunta eresia. La sua colpa? Essere finito, per un vago contatto d'amicizia, nella lista dei sospetti sostenitori di Martin Lutero. A lui, Gerhard Kremer, conosciuto nell'enclave di cartografi fiamminghi come Gerardo Mercatore, delle idee di Lutero interessava poco. Era uno scienziato, alla perpetua ricerca dei racconti dei navigatori e dei grandi libri che stavano andando in ristampa in quello scorcio di secolo: ad esempio, la Geographia del fenomenale astronomo alessandrino Claudio Tolomeo, un'opera illustrata da 27 preziosissime carte geografiche. 

pianeta terra

La sua prigionia sarebbe finita pochi mesi dopo, in quel plumbeo 1544. Ma lui non lo sapeva, e cercava di trovare nelle memorie la forza e le idee per resistere al freddo e ai topi. Nei suoi pensieri consolatori, c'era una parola che riaffiorava spesso: Atlas, Atlante. Nei giorni passati a riflettere, Gerhard aveva maturato due propositi: realizzare carte geografiche mai viste prima, basate su una nuova e originale proiezione, che avrebbe descritto meglio sul piano la rotondità del globo, facilitando il lavoro dei navigatori; e la creazione di una raccolta sistematica di geografia moderna, basata proprio sul lavoro di Tolomeo. A questa raccolta voleva dare il nome simbolico di Atlante.

Mercatore riuscì in entrambi gli intenti. Nel suo Nova et aucta orbis terrae descriptio ad usum navigantium emendata accomodata, stampato nel 1569, si trova una mappa conforme che mantiene gli angoli del globo terrestre, ideale per la navigazione dell'epoca, basata quasi interamente sull'uso della bussola. E nel 1585, dopo lunghi ed estenuanti anni di ricerche, diede alla luce la prima parte dell'Atlas sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura. Riuscì a completare anche la seconda parte, prima di essere colpito da un ictus che lo portò alla morte. 

Fu il figlio Rumold a pubblicare la terza parte, ristampando anche le prime due e inserendo la meritata biografia del padre. Seguendone i desideri, fece raffigurare nel frontespizio dell'opera definitiva il mitologico Atlante, impegnato a sorreggere la sfera celeste. Era in qualche modo un omaggio alle immani fatiche sostenute dal grande Gerhard. Ecco perché il nome del titano in seguito passò a indicare tutte le raccolte cartografiche. 

I disegni che accompagnano questo articolo sono di Sacco&Vallarino e sono tratti dal libro Pianeta Terra - Atlante per bambini di Enrico Lavagno.

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